Buon sabato 😀

Oggi per il 7° numero di NEXT DESTINATION in arrivo una piccola grande raccolta di notizie che ti riguardano molto da vicino.

Forse stai sprecando soldi…

Troverai tantissime informazioni che speriamo leggerai con attenzione e prendendoti tutto il tempo.

E alla fine

  1. un tutorial semplice per capire se davvero devi correre ai ripari e fermare le tue campagne su Meta e Google.

  2. MEGA SUPER REGALO CON EXTRA BONUS per te: una speciale Intelligenza artificiale pensata apposta per te per aiutarti a riflettere, ragionare e prendere decisioni migliori.

Una vera palestra per il tuo cervello: un mega coach per imprenditori turistici e anche super consulente che possa aiutarti a farti fare meno errori nella conduzione della tua impresa.

Ora iniziamo il lungo viaggio di oggi denso di informazioni utili e spunti per riflettere e soprattutto agire.

Ah, dimenticavo: questa è una newsletter destinata a chi lavora nel turismo, imprenditori e manager che vogliono aggiornarsi e rimanere al passo ma soprattutto riflettere…

Benvenuto a bordo. Iniziamo.

Se tutto questo non ti interessa siamo felicissimi di non riempire la tua casella di posta per cui clicca sul pulsante qui sotto per salutarci.

Grazie in ogni caso e buon viaggio. 👋

FOCUS ON

Di cosa parliamo

Se spendi pochi o tanti soldi in campagne Meta su Facebook e Instagram allora devi assolutamente leggere perchè è molto probabile che tu non abbia mai sentito parlare di questo argomento. Tu paghi le ads e ricevi molti click e sei contento del fatto che i tuoi soldi siano ben spesi. Peccato che non arrivano segnali di potenziali clienti: nessuna email, nessun contatto WhatsApp, nessuna richiesta di preventivo.

Se preferisci riflettere ascoltando, allora mettiti comodo o buona passeggiata e goditi la chiacchierata in formato PODCAST

Iniziamo subito col dire che se non vendi o vendi poco ci possono essere tantissime ragioni per esempio

Vendi poco perchè:

  1. Punti tutto sul passaparola (e verba volant...)

  2. Sei specializzato in tutto (tanto di cappello…)

  3. Tu sei il migliore ma i tuoi clienti non lo capiscono

  4. I tuoi prodotti ti piacciono molto e sono perfetti (e ai tuoi clienti?)

  5. Il tuo punto di forza è la qualità (e l'alternativa quale sarebbe?)

  6. Pubblichi post ogni giorno e hai pure un profilo su TikTok eppure non succede nulla…

A queste ragioni aggiungi un centinaio di altre ragioni più o meno serie, più o meno gravi.

Alla lista, oggi, dovrai aggiungere anche questa:

il traffico bot che interferisce con le tue campagne Meta.

Cioè click fatti da intelligenze artificiali e non da persone vere. I soldi li spendi ma le persone vere non vedono il tuo prodotto o il tuo marchio.

Sul tuo sito arrivano diavolerie informatiche che non compreranno mai.

Dunque ti interessa o no?

Oggi ti raccontiamo la storia di come noi di SmartAds.it abbiamo scoperto questa incredibile storia (di inerzia e approssimazione) a nostra spese e come abbiamo trovato un modo per risolvere il problema alla radice (che Facebook non ha interesse a risolvere).

Casi di sospetta frode pubblicitaria a livello globale

Le frodi nei click pubblicitari sono un problema esteso nell’industria del digital advertising. Studi indipendenti stimano che una quota significativa del traffico online non sia generato da persone reali: secondo Wired, fino al 40% del traffico web potrebbe provenire da bot o utenti falsi, alimentando un sistema in cui le aziende pagano inserzioni viste solo da programmi automatici.

Un report dell’Association of National Advertisers (ANA) ha perfino ipotizzato costi annuali per gli inserzionisti USA di oltre 120 miliardi di dollari dovuti a frodi pubblicitarie (dato poi rimosso perché ritenuto obsoleto).

In media, l’incidenza globale di click fraudolenti sulle campagne PPC è stata stimata intorno al 5% nel 2024, ma con enormi variazioni: alcune reti pubblicitarie hanno mostrato tassi di traffico invalido superiori al 46% in test condotti dagli analisti.

Anche fuori da Meta, il fenomeno è ben documentato. Google negli anni 2000 ha affrontato il problema del click fraud su AdWords: stime allora parlavano di percentuali fra il 10% e il 30% dei clic a rischio frode.

Già nel 2017 un caso emblematico ha coinvolto Uber, che scoprì come gran parte del budget speso in campagne online non generasse benefici reali. Uber fece causa a un’agenzia pubblicitaria accusandola di aver addebitato investimenti su annunci mai visti da persone vere (ad esempio mostrati su siti fake popolati da bot).

Numerosi inserzionisti di tutto il mondo segnalano sintomi simili. Ad esempio, nel 2025 diverse agenzie e brand hanno riportato comportamenti anomali sulla piattaforma di Meta durante il periodo promozionale pre-natalizio: budget giornalieri bruciati nelle prime ore della notte (esaurendo fino al 150% del budget già tra l’1:00 e le 2:00 del mattino) con un picco di impression di qualità estremamente bassa e pochissime conversioni reali ottenute. In pratica, gli annunci venivano mostrati in orari e contesti inattivi per il pubblico target, generando traffico irrilevante.

Azioni legali e sentenze rilevanti sul tema

Il problema dei click falsi e delle metriche pubblicitarie ingannevoli è arrivato anche nelle aule di tribunale.

In Gennaio 2025 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato via libera a una class action da 7 miliardi di dollari contro Meta. La causa – guidata da un gruppo di inserzionisti – accusa Facebook/Instagram di aver gonfiato in modo fraudolento i dati di “potenziale reach” degli annunci fino al 400%, contando tra il pubblico stimato account duplicati, inattivi o bot. Con il ricorso di Meta respinto dalla Suprema Corte, la class action può ora procedere: se gli inserzionisti dovessero prevalere, Meta potrebbe dover pagare danni miliardari e soprattutto sarebbe costretta a fornire metriche più trasparenti.

Il caso riguarda le inserzioni acquistate sin dal 2014, e pone interrogativi importanti sull’affidabilità dei numeri forniti da Meta agli investitori pubblicitari. (Va notato che al momento la causa è in corso e non vi è ancora una sentenza definitiva di merito.)

Meta non è la sola grande piattaforma coinvolta in contenziosi simili. Google ha affrontato più di un’azione legale sul fronte del click fraud: nel 2006 accettò di pagare 90 milioni di dollari per chiudere una class action intentata da inserzionisti AdWords che denunciavano danni da clic.

Più recentemente, a Marzo 2025 Google ha concordato un’altra importante transazione da 100 milioni di dollari per risolvere una causa di lunga data (iniziata nel 2011) in California (Reuters). In questo caso, gli advertiser accusavano Google di pratiche scorrette legate alle ads, tra cui addebiti per clic al di fuori delle aree geografiche target e sconti promessi (nel programma “Smart Pricing”) poi non applicati correttamente.

Cosa (non) dice Meta

In sintesi, la linea ufficiale è che

Meta è in grado di filtrare e stornare i clic fraudolenti noti.

Inoltre, l’azienda comunica periodicamente i numeri sulle azioni contro i falsi account: solo nella seconda metà del 2022 sono stati rimossi oltre 3,4 miliardi di profili fake nella sua piattaforma.

Tuttavia, questa è la teoria. La realtà descritta dagli osservatori esterni ed esperti è meno rassicurante. Dal 2019 in poi, nessun dirigente di Meta ha affrontato pubblicamente il tema specifico dei bot nelle ads, e non risultano dichiarazioni ufficiali sul fenomeno nel 2024 o 2025

Noi di SmartAds.it non ci siamo fermati all’analisi. Abbiamo contattato Meta, più volte. Abbiamo presentato dati concreti, segnalato casi evidenti di traffico anomalo, documentato lo spreco.

La risposta di Meta? Spiazzante.

“Non abbiamo strumenti per bloccare o identificare con certezza i bot. Il sistema è così.”

Un’ammissione disarmante. Ancor più grave se si considera che quei bot operano da account Meta. Non sono entità misteriose: sono dentro il loro stesso ecosistema. Eppure nessuno li ferma.

Ma Meta incassa comunque. E tu paghi lo stesso.

Ammettere che una parte del budget era stato bruciato avrebbe aperto scenari molto pericolosi per la società di Zuckeberg.

Altro aspetto interessante sarebbe individuare gli account e le sorgenti per neutralizzare i bot. E poi capire (perchè siamo proprio molto curiosi) chi ha tanto interesse a mettere su sistemi che bruciano i budget pubblicitari di imprenditori spesso piccoli.

L’ultima mazzata

Un’indagine recentissima Reuters (Novembre 2025) ha rivelato che Meta stimava internamente di ricavare circa il

10% dei suoi incassi 2024 – circa 16 miliardi di dollari – da inserzioni relative a truffe o beni illegali

(le cosiddette scam ads)

In media, a fine 2024, i sistemi di Meta mostravano ogni giorno agli utenti

15 miliardi di inserzioni “ad alto rischio” di essere fraudolente

(ad esempio ecommerce fasulli, schemi di investimento ingannevoli, casinò illegali online, prodotti medici vietati)

Resta il fatto che – come osserva Wired – il conflitto di interessi è evidente: riconoscere apertamente la portata di clic falsi significherebbe intaccare la fiducia nel proprio sistema pubblicitario (e aprire la porta a rimborsi su larga scala).

Fin qui i fatti. Dì la verità ne avevimai sentito parlare?

Lo sappiamo ora ti starai chiedendo:

Come faccio a sapere se pago click fasulli nelle mie ads?

Abbiamo preparato un tutorial semplice per te per capire se ci sono cose che non vanno nei risultati delle tue campagne.

EXTRA BONUS

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Provalo e leggi di più:

Buon lavoro e buon viaggio verso la tua… Next destination 😄 💡

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