Buon sabato 😀

no… non mi dire: se questa è la quarta volta che apri la nostra newsletter meriti un premio appena passi dal via! 🙃

Beh, se non hai vinto puoi sempre controllare qui tutto quello che ti sei perso: è gratis e libero (per gli extra basta lasciare la email così riceverai gli altri numeri ogni sabato).

Oggi per il 4° numero di NEXT DESTINATION in arrivo un sacco di contenuti utili per una vagonata di riflessioni sulla Intelligenza artificiale e tutte le conseguenze chiare e meno chiare che sta infiltrando nelle nostre vite.

Diventeremo tutti pesci rossi?

Mentre la Ai ci sta aiutando a lavorare meno e a produrre di più, stanno sorgendo enormi problemi economici, sociali, ambientali e politici (solo per cominciare).

Quindi anche questa newsletter serve per farti capire che tutto questo riguarda proprio te, in ogni caso, qualunque cosa tu faccia e qualunque fortuna tu abbia.

Troverai tantissime informazioni che speriamo leggerai con attenzione e prendendoti tutto il tempo (e se leggerai tutto scoprirai perchè ti dico questo…)

E alla fine MEGA SUPER REGALO CON EXTRA BONUS per te: una speciale Intelligenza artificiale pensata apposta per te per aiutarti a riflettere, ragionare e prendere decisioni migliori.

Una vera palestra per il tuo cervello: un mega coach per imprenditori turistici e anche super consulente che possa aiutarti a farti fare meno errori nella conduzione della tua impresa.

Ti pare poco?

Facci sapere se ci sono difficoltà o se ti è stato utile.

Oppure se hai scoperto cose che vuoi comunicarci.

Ora iniziamo il lungo viaggio di oggi denso di informazioni utili e spunti per riflettere e soprattutto agire.

Benvenuto a bordo. Iniziamo.

Se tutto questo non ti interessa siamo felicissimi di non riempire la tua casella di posta per cui clicca sul pulsante qui sotto per salutarci.

Grazie in ogni caso e buon viaggio. 👋

FOCUS ON

Di cosa parliamo

Sempre più studi più o meno scientifici si stanno occupando degli effetti sulle persone e sul cervello dell’utilizzo della AI. Il concetto è: se facciamo fare tutto alla Ai il nostro cervello si rilassa e non compie più le attività e gli sforzi cognitivi di prima e perde allenamento fino ad atrofizzarsi… Conviene leggere per farsi qualche bella riflessione.

Se preferisci riflettere ascoltando allora mettiti comodo o buona passeggiata e goditi la chiacchierata

AI: Pericolo o opportunità: dipende (un pò anche) da te

Ok avrai sentito anche tu che i pesci rossi hanno una memoria di soli 3 secondi. Bene, non è vero. E’ un mito. Falso. Possono ricordare per un periodo più lungo di decine di giorni. Ad ogni modo non augurerei la memoria di un pesce rosso a nessuno.

Ed invece rischiamo di averla, insieme al suo cervello. Insomma il cervello dei pesci rossi non è messo meglio.

Qual è il problema? L’AI.

Parliamoci chiaro: l’AI è un mezzo, come un coltello da cucina. Con il coltello puoi preparare un pranzo o farti male. Non è buono né cattivo: conta l’approccio. Se ti avvicini all’AI per appaltare all’esterno le tue facoltà mentali — “scrivi tu, pensa tu, ricordati tu, leggi tu, riassumi tu” — stai iscrivendo il tuo cervello alla palestra dei pesci rossi.

Se invece parti dalle tue idee (progetti, visione, bozze, dubbi) e usi l’AI per amplificare (chiarire, rifinire, eseguire più in fretta), resti tu alla guida e i neuroni rimangono in forma.

Il muscolo e la palestra

Il cervello è come un bicipite: o lo carichi, o si atrofizza. L’AI è un tapis roulant che corre da solo. Se lo lasci correre al posto tuo, perdi fiato mentale: è il famoso cognitive offloading, spostare fuori dalla testa memoria e pensiero.

Internet lo aveva già iniziato (il “Google effect”: ricordiamo meno ciò che possiamo cercare), l’AI lo accelera perché non si limita a ricordare: ragiona e scrive per te. Se abbracci la comodità senza criteri, metti il tuo cervello in panchina.

Cosa dice la ricerca (tradotto in pratica)

  • Più velocità, meno “sudore” mentale. In compiti di scrittura, l’AI fa andare più rapidi ma riduce lo sforzo che cementa la memoria e la comprensione profonda: è come andare in bici elettrica: arrivi prima ma ti alleni meno. (Produttività ↑, sforzo cognitivo ↓). economics.mit.edu+1

  • Pensiero critico in folle se deleghi sempre. In ufficio molti riferiscono che, quando l’AI “dà già tutto”, scende la voglia di verificare e argomentare: ascensore preso sempre → scale deboli. Microsoft+1

  • Creatività: booster individuale, rischio fotocopia in gruppo. Da soli l’AI può sbloccare idee; ma se un intero team usa gli stessi suggerimenti, gli output tendono a somigliarsi. Biscotti diversi nello stampo uguale? Vengono simili.+1

  • Offloading vecchio problema, nuova intensità. Lo spostamento della memoria all’esterno è noto da anni (Google effect): l’AI lo rende interattivo e proattivo. Se non metti un freno, scivoli dalla memoria “fuori” al ragionamento “fuori”. +1

“Coach” o “badante” digitale?

Vuoi restare autore? Tratta l’AI da coach o da amplificatore: fatti fare domande, mettilo tu alla prova, smonta una sua soluzione, proponine altre, abbi una visione panoramica e coordinata del problema, fatti aiutare a produrre idee ma sii tu a guidarlo.

Se tratti la AI da badante (“imboccami il testo”), smetti di masticare. A scuola: prima butti giù una bozza tua, poi chiedi all’AI di ripulirla e confutarla. In azienda: prima definisci criteri e angolo, poi l’AI esegue e tu verifichi. Questo è il patto: inizi tu, finisce lei.

Testa (emotiva) e bolle su misura

C’è anche il fronte psicologico. Assistenti “gentili sempre” rischiano attaccamenti facili: un “amico” che non discute mai è comodo, ma non educa al confronto. E gli algoritmi di raccomandazione (sempre AI) costruiscono una bolla perfetta: vedi ciò che ti piace già.

Tra i miei progetti c’è quello di creare un Gpts che metat in crisi ogni mia idea o proposta in modo da costringermi sempre a motivare, argomentare, spiegare e ragionare.

Questione di civiltà (non solo personale)

C’è un’altra domanda, più grande: se tutti diventiamo pesci rossi, chi spinge l’evoluzione? Le grandi svolte — nuove scoperte, arte che spacca, idee che cambiano rotta — nascono da mente attiva, contraddizioni, tentativi, errori, discussioni. L’AI può fare tantissimo, ma se la lasciamo totalmente indipendente siamo noi a diventare accessori; se invece resta sotto controllo umano, la partita si gioca sul nostro cervello: è la nostra arma, non contro l’AI, ma per guidarla. Non a caso le regole europee insistono su human oversight: umani nel loop quando conta. +1

Protocollo anti-pesce rosso (5 mosse concrete)

  1. Prima io, poi AI. 10–15 minuti di bozza senza AI. Solo dopo chiedi riscritture/idee alternative. (Alleni il muscolo).

  2. Racconto cieco. Chiudi tutto e spiega a voce o in 5 frasi cosa hai capito. Se non regge, non l’hai ancora capito.

  3. Domande scomode. “Mostra i passaggi”, “Quali fonti?”, “Qual è la tesi opposta?”. Mantieni acceso il dubbio buono. Microsoft

  4. Interleaving. Alterna leggere → riassumere → mappa a mano → poi AI per colmare buchi. (Varietà = cervello sveglio).

  5. Deep work a finestre. 25 minuti senza notifiche/AI; 5 minuti finali con AI per comparare e rifinire. (Prima ferro, poi carta vetrata).

Perché vale la pena?

Perché i dati dicono che l’AI può aumentare produttività e qualità (ottimo!), ma se cedi tutto rischi di indebolire memoria, attenzione e spirito critico. La chiave non è tenersi lontani dall’AI, ma stare al comando. Clark lo dice da anni: siamo “cyborg naturali”, la mente si estende negli strumenti — se li usiamo bene. Quindi: centauro, non passeggero. Metà umano (direzione e senso), metà macchina (forza ed esecuzione). ResearchGate+1

L’AI non ci trasformerà automaticamente in pesci rossi.

Ma l’uso pigro sì. Se deleghi tutte le funzioni cognitive, la zucca non aspetta mezzanotte: è già boccia di vetro. Se invece inizi tu e l’AI amplifica, resti tu a tracciare la rotta. E questo non serve solo a te: serve a tutti.

Perché il futuro — quello vero — lo guidano cervelli vivi.

La buona notizia? Tu: sei arrivato a leggere fin qui c’è speranza per il tuo cervello. 😁

10 fonti dirette (per saperne di più)

  1. Doshi & Hauser (2024), Science Advances: l’AI aumenta la creatività individuale ma riduce la diversità collettiva. science.org

  2. Sparrow, Liu & Wegner (2011), Science: “Google Effects on Memory” (classico sull’offloading della memoria). science.org

  3. U.S. Surgeon General (2023): Advisory – Social Media and Youth Mental Health (contesto su uso digitale e cervello giovane). hhs.gov

  4. EU AI Act – Art. 14: Human Oversight (principio “umano al centro” nei sistemi ad alto rischio). artificialintelligenceact.eu

  5. Clark, A. (2003), Natural-Born Cyborgs (cornice: mente estesa e strumenti). ResearchGate

  6. Noy & Zhang (2023): Experimental Evidence on the Productivity Effects of Generative AI (produttività ↑, sforzo ↓). economics.mit.edu

  7. Microsoft Research (2025): The Impact of Generative AI on Critical Thinking (self-report su sforzo critico e pratiche reali). Microsoft

  8. Gerlich et al. (2025), Societies: AI usage → offloading → calo del pensiero critico (mediazione). MDPI

  9. Versione PubMed dello studio su creatività/diversità (comodo per abstract e citazioni). PubMed

  10. Versione PDF del classico “Google effect” (per il testo integrale). scholar.harvard.edu

E non è finita, il viaggio nella intelligenza artificiale continua 👇 👇👇

Altri 30 spunti di riflessione sulla Intelligenza artificiale

Cose che devi assolutamente conoscere perchè stanno cambiando il mondo e stanno dettando nuove regole di vita (e questo riguarda anche te e la tua impresa)

Microsoft AI Diffusion Report” pubblicato ad inizio novembre 2025 fotografa lo sviluppo delle intelligenze artificiali nel mondo e le sue ricadute su economia, ambiente, società.

Se non vivi in una caverna o in un’isola deserta è meglio sapere queste cose.

  1. L’intelligenza artificiale (AI) è oggi la tecnologia a più rapida diffusione della storia, superando per velocità internet, PC e smartphone.

  2. Oltre 1,2 miliardi di persone usano strumenti AI; la diffusione è ancora fortemente sbilanciata tra Nord e Sud del mondo.

  3. Le tecnologie “general purpose” cambiano le società tramite la loro adozione di massa, non solo tramite l’invenzione.

  4. Le tre forze della diffusione tecnologica: i builder di frontiera (ricerca), i builder di infrastrutture (reti, data center, connettività) e gli utenti.

  5. L’AI si basa su tre pilastri: elettricità, connettività internet, capacità di calcolo.

  6. Quasi quattro miliardi di persone non hanno ancora l’accesso di base necessario a usare l’AI.

  7. Nei paesi del Global North, oltre il 50% della popolazione in età lavorativa usa l’AI; in molte aree del Global South l’adozione è inferiore al 10%.

  8. Il divario di adozione dell’AI aumenta rapidamente nei paesi con un PIL pro capite sotto i 20.000$.

  9. Le lingue sono una barriera emergente: i paesi in cui dominano lingue “low resource” mostrano tassi di adozione molto più bassi.

  10. Singapore, Emirati Arabi Uniti, Norvegia e Irlanda sono leader nell’adozione AI, anche se non sono leader nella ricerca o nell’infrastruttura.

  11. Gli Stati Uniti restano il paese leader nella creazione di modelli AI avanzati, ma il divario con la Cina è meno di 6 mesi.

  12. Sette paesi (USA, Cina, Francia, Sud Corea, UK, Canada, Israele) producono i modelli più avanzati; il gap tra loro e gli altri si sta restringendo.

  13. Oltre l’86% della capacità mondiale di data center si trova negli USA e in Cina, sottolineando una concentrazione nelle infrastrutture.

  14. Microsoft propone tre indici per comprendere l’AI globale: AI Frontier Index (modelli), AI Infrastructure Index (capacità), AI Diffusion Index (adozione).

  15. La diffusione tecnologica, più che l’innovazione, guida le trasformazioni economiche dei paesi.

  16. L’esempio Sud Corea/Filippine mostra quanto il successo dipenda dalla capacità di adottare, adattare e scalare nuove tecnologie.

  17. La crescita dell’AI è supportata fortemente da investimenti pubblici e privati in infrastrutture e formazione digitale.

  18. L’accesso all’elettricità resta un prerequisito critico: 750 milioni di persone nel mondo sono escluse anche dal livello energetico base.

  19. Il 85% delle persone senza elettricità vive in Africa Sub-Sahariana, esacerbando le disuguaglianze digitali.

  20. La posizione fisica dei data center conta: maggiore è la prossimità, migliori sono le performance per l’utente.

  21. Le leggi sulla sovranità dei dati spingono molti paesi a desiderare data center locali.

  22. L’accesso a internet è un altro fattore centrale: in molti paesi l’adozione AI tra chi ha internet è tre volte maggiore rispetto alla media nazionale.

  23. La padronanza di competenze digitali è ormai indispensabile: serve ben più che “saper usare il computer”, occorrono nuove skill AI.

  24. L’adozione digitale è estremamente disomogenea per area geografica e sviluppo economico.

  25. Il dominio dell’inglese nei dati digitali penalizza chi parla lingue meno rappresentate sul web; la performance dei modelli AI cala drasticamente per molte lingue.

  26. Le grandi opportunità future dell’AI stanno nel superare le barriere linguistiche, anche grazie ai nuovi modelli poliglotti.

  27. I builder AI sono sia laboratori privati sia comunità open source, che stanno accelerando la customizzazione e accessibilità dei modelli.

  28. Il “Frontier Index” misura il distacco mese per mese tra i modelli migliori prodotti nei vari paesi, monitorando dinamicamente la leadership.

  29. USA e Cina, grazie alla potenza di calcolo (espressa anche in GW installati nei data center), dominano la scala di sviluppo AI.

  30. La maggiore sfida per la diffusione inclusiva dell’AI non è tecnologica, ma riguarda disparità economiche, accesso a infrastrutture, formazione digitale e inclusione linguistica.

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